In Giappone, la carta permette di corrispondere con gli dei, sia tramite foglietti di carta piegati e attaccati agli alberi, sia durante delle cerimonie, in cui il sacerdote shintoista benedice i fedeli con un ramo rivestito di strisce di carta. In giapponese, vuol dire sia sia .
Partendo da questa relazione tra il corpo e lo spirito, la coppia di artisti franco-giapponesi e i due architetti che li accompagnano hanno immaginato un giardino i cui viali formano l’ideogramma dell’anima: .
Il giardino propone opere di carta realizzata con la corteccia del gelso e ospita solo piante utilizzate per la fabbricazione della carta (bambu, canapa, graminacee, pioppo, papiro). L’assenza di fiori concorre ad accentuare l’effetto vibratorio prodotto dalle diverse tonalita delle foglie.
La serenita, la calma, la comunione con la natura sono i medicamenti spirituali dell’anima. Contrariamente ai giardini asciutti che si contemplano dall’esterno, in questo giardino la vegetazione protegge dal mondo il visitatore, invitandolo a un incontro molto originale con la carta, attraverso le opere e la vegetazione. Come in un giardino Zen, la ghiaia dei viali simbolizza l’acqua del fiume, in risonanza con la vita che scorre. Tre panche installate al centro del giardino e intorno ai viali invitano il visitatore a una sosta contemplativa.
Partendo da questa relazione tra il corpo e lo spirito, la coppia di artisti franco-giapponesi e i due architetti che li accompagnano hanno immaginato un giardino i cui viali formano l’ideogramma dell’anima: .
Il giardino propone opere di carta realizzata con la corteccia del gelso e ospita solo piante utilizzate per la fabbricazione della carta (bambu, canapa, graminacee, pioppo, papiro). L’assenza di fiori concorre ad accentuare l’effetto vibratorio prodotto dalle diverse tonalita delle foglie.
La serenita, la calma, la comunione con la natura sono i medicamenti spirituali dell’anima. Contrariamente ai giardini asciutti che si contemplano dall’esterno, in questo giardino la vegetazione protegge dal mondo il visitatore, invitandolo a un incontro molto originale con la carta, attraverso le opere e la vegetazione. Come in un giardino Zen, la ghiaia dei viali simbolizza l’acqua del fiume, in risonanza con la vita che scorre. Tre panche installate al centro del giardino e intorno ai viali invitano il visitatore a una sosta contemplativa.
Miki Nakamura utilizza il libro dell’albero, la parte tra la corteccia verde e il cuore, irrorata dalla rete dei canali dove scorre la linfa, la parte vivente dell’albero, che gli permette di crescere. L’opera dell’artista mette in risalto la rete, che diventa la trama strutturale delle sue creazioni.
Il torii, letteralmente , e un portale tradizionale giapponese che ha la funzione di separare simbolicamente il mondo fisico e il mondo spirituale; ogni volta che per entrare in un tempio si attraversa un torii, per tornare nel mondo reale bisogna riattraversarlo nell’altro senso. L’artista ha deposto un’offerta ai piedi del torii come simbolo dell’anima che fugge dal corpo.
Awa: le bolle. Presentata in dei bambu contemporanei (tubi di resina acrilica) l’installazione delle bolle ci ricorda l’importanza dell’ossigeno liberato dai vegetali.
I fiori: gli unici fiori del giardino. Evocano la fragilita e l’impermanenza.
Awa: le bolle. Presentata in dei bambu contemporanei (tubi di resina acrilica) l’installazione delle bolle ci ricorda l’importanza dell’ossigeno liberato dai vegetali.
I fiori: gli unici fiori del giardino. Evocano la fragilita e l’impermanenza.
PROGETTISTIHélene Le Merdy, architetto DPLG, Michaël Ripoche, ingegnere orticolo, Jean-Michel Letellier e Miki Nakamura, Francia & Giappone