Una tecnologia verde, bella da vedere che in più protegge, isola e combatte l’inquinamento: i green roof sono oggi uno dei temi chiave della bio-architettura. Col termine “green roof” (tetto verde) ci si riferisce a una tecnica di copertura dei tetti con uno strato di terra su cui viene fatta crescere della vegetazione, con vari gradi di estensione ed intensività. Per difendere il solaio dall’infiltrazione di umidità e radici, lo strato “verde” è separato isolato con speciali sbarramenti sia chimici che fisici.
I green roof sono da sempre uno dei cavalli di battaglia dell’architettura ecologista moderna, sin dagli anni ’60 quando si ha iniziato a diffondersi partendo dalla Germania e dall’Austria, terra natale di Friedensreich Hundertwasser: pittore, scultore, visionario architetto ecologista, considerato uno dei padri della bio-architettura.
Anche se anticamente era tipica delle abitazioni rurali nord-europee (anche se c’è chi la fa risalire fino ai giardini pensili di babilonia), i greenroof trovano oggi – paradossalmente – i loro più grandi estimatori soprattutto nelle grandi città, soffocate dall’inquinamento.
Infatti, oltre alle ottime funzioni di isolamento acustico e termico (e conseguente risparmio energetico per il condizionamento delle case) che portano benefici agli abitanti dei palazzi interessati, la copertura verde porta dei benefici anche all’intera città.Esteticamente, il panorama ne risulta ammorbidito, si aumentano gli spazi verdi che producono ossigeno e si creano habitat urbani atti ad ospitare a molte specie di uccelli (che li preferiscono sicuramente ai fili della luce).