Il libro di Lidia Zitara “Il paesaggio incantato. I giardini segreti di Hayao Miyazaki” e pubblicato da Pendragon è un’opera davvero affascinante e profonda che esplora l’importanza dei paesaggi nelle opere di Miyazaki, offrendo una prospettiva unica su come questi elementi contribuiscano a definire e arricchire le narrazioni dei suoi film.
Conosco Lidia Zitara da molti anni, e ho voluto farle una bella intervista per raccontare meglio l’idea di questo libro speciale dedicato ai film di Miyazaki.
LIBRO Il paesaggio incantato. I giardini segreti di Hayao Miyazaki LINK affiliato Amazon https://amzn.to/3JlgZsA
PREMESSA chi è Hayao Miyazaki?
Hayao Miyazaki è un regista giapponese di film d’animazione, co-fondatore dello Studio Ghibli, uno degli studi di animazione più rinomati al mondo. È considerato uno dei maestri dell’animazione e del cinema a livello internazionale. La sua carriera è costellata da opere che hanno incantato pubblico e critica di tutte le età, grazie alla loro profondità tematica, bellezza visiva e ricchezza narrativa.
Miyazaki ha creato alcuni dei film d’animazione più amati e rispettati di tutti i tempi, tra cui “Il mio vicino Totoro”, “La città incantata” (Spirited Away), che ha vinto l’Oscar per il miglior film d’animazione nel 2003, e “Il castello errante di Howl”. I suoi film sono noti per la loro attenzione ai dettagli, l’uso di paesaggi mozzafiato, la profondità dei personaggi e i temi ricorrenti come la relazione dell’uomo con la natura, la pace, e la crescita personale.
Domanda: Quale è stata l’occasione che ti ha ispirato a esplorare i paesaggi come chiave di lettura dell’opera di Miyazaki per il tuo libro?
Risposta: È una storia lunga che inizia negli Anni Novanta, quando internet era una novità in Italia. C’era una gran libertà di scrivere e comunicare, in un istante il mondo si era allargato, energie, saperi e possibilità si coagulavano nei forum. La scintilla è stato un articolo nato nel fertile seno del magazine di «Compagnia del Giardinaggio», quando ancora il forum poggiava sulla piattaforma Leonardo. Parlavo spesso di Miyazaki in relazione a fiori e paesaggi. Era un nome noto, ma non certo venerato come oggi. Piaceva a tutti, specie alla webmaster, che aveva una propic con Nausicaä (quanti ricordi!).
L’idea di uno studio del paesaggio nei film di Miyazaki fu più del comparto informatico che di quello giornalistico, il che è di per sé un fatto interessante. Il primo articolo era davvero breve, ma quando CdG divenne un sito autonomo, nei primi anni del Duemila, lo ampliai. Aggiungemmo immagini a definizione più alta, con ogni formula scaramantica sui diritti d’autore, già allora invalicabili. L’articolo è stato poi notato nel 2018, non più sul sito CdG, ma sul mio blog «Giardinaggio Irregolare», dove aveva avuto ulteriori rimaneggiamenti, e mi fu chiesta un’espansione per una piccola pubblicazione. Pensavo di finire per Natale di quell’anno, ma il testo cresceva come la schiuma poliuretanica. Tra le mie lungaggini e la pandemia, l’editore di partenza ha smesso di leggere i brani che gli inviavo (è riemerso goffamente solo alle soglie dell’Oscar 2024). Insomma, una gestazione lunghissima, pluridecennale.
La stesura non semplice e non breve, e anche la pubblicazione laboriosa poiché dopo il primo giro di bozze, ho praticamente riscritto tutto il libro, e per l’ultimo capitolo sul Ragazzo e l’airone ho fatto una volata per chiudere prima della cerimonia dell’Academy Award. Il libro è infatti uscito qualche giorno prima in modo da prendere un po’ di vantaggio editoriale. Appena dopo la pubblicazione ho dovuto realizzare in pochi giorni alcuni disegni per la promozione pubblicitaria. Ho ripreso fiato solo ad aprile.
Domanda: Come hai affrontato la ricerca e l’analisi di questi elementi ( fiori e paesaggi ) nei suoi film, ci puoi descrivere il tuo processo di analisi dei paesaggi nei film di Miyazaki?
Risposta: Questa è la cosa più complicata, per la quale non ho seguito una procedura: come sai, sono priva di metodo. La lettura dei libri di critica andava di pari passo con la visione dei film. Ho fatto diverse visioni per ogni film, di solito le prime per rinfrescare la memoria, le successive per annotare e catturare i fotogrammi.
Le catture mi sono servite per circoscrivere gli elementi di analisi. Li ho individuati, uno per uno, e mi sono soffermata sui piccoli dettagli che usualmente non si percepiscono. Successivamente ho cercato informazioni sulle cose che vedevo e che mi sembravano degne di interesse. Se le conoscevo, approfondivo (anche perché sapevo dove andare a cercare), altrimenti dovevo iniziare una nuova ricerca. Le notizie su alcuni processi produttivi dei film sono state difficili da reperire, ho dovuto acquistare molto materiale dal Giappone e utilizzare applicazioni traduzione (di recente ho iniziato lo studio della lingua), vedere molti filmati online, solo alcuni sottotitolati, e leggere gli ekonte, cioè gli storyboard (ovviamente io ho guardato solo le figure!).
Durante il lockdown ho avuto la fortuna di scambiare molti vocali con Angelo Porcelli, conosciuto su CdG (il suo nickname era LilioApulo), e ho approfittato della sua disponibilità per mandargli alcune catture con particolari delle piante. Mi ha dato una quantità incredibile di informazioni, avrei voluto poterle inserire tutte, ma sarebbe stato impossibile. Angelo unisce la conoscenza a un eloquio raffinato e morbido, coinvolgente e brillante. Ascoltare i suoi vocali è stato un grande piacere, al di là delle informazioni che vi erano contenute. Per le specificità botaniche particolari ho raccolto maggiori informazioni possibili, origini, date di arrivo in Europa o in America, rotte, usi culinari, farmacopeici, artigianali, culturali, ecc. Ho incluso nel libro solo quello che mi sembrava importante ai fini della trattazione, la quantità di materiale scartato è notevole.Un altro fattore che ho sempre tenuto in conto è quello grafico, separando l’elemento ornamentale da quello contenutistico.
Domanda: C’è un aspetto particolare dei paesaggi nei film di Miyazaki che ti ha toccato personalmente?
Risposta: Be’, sì. Ma non di Miyazaki, di Takahata. È Anna dai capelli rossi, a cui Miyazaki ha lavorato in parte, solo nelle prime venti puntate circa, proprio al layout (cioè la disposizione degli elementi, le indicazioni sui registri, movimenti di camera, colori, book, ecc. Un lavoro che è prodromico alla regia). Anche se il regista non era Miyazaki, c’è comunque tanto delle sue qualità artistiche, che in parte sono ereditate dallo stesso Takahata. Anna dai capelli rossi ha creato il mio furusato, il mio paese natio, il luogo del cuore. Se penso a un luogo tranquillo e ameno, in cui rifugiarmi, penso alla campagna di Anna. È una cura per ogni male dello spirito, il “posto delle meraviglie”, dei sogni, di ogni piacere delicato e carico di affetto per la terra, gli animali e le altre persone.
Anna ha incrociato e levigato qualsiasi mio interesse, l’arredamento, il giardino, la cucina, l’uncinetto. Ogni attività e ogni hobby prendeva sempre quella piega lì, del country nordamericano. Non sono di certo la sola, il cartone animato ha avuto un successo internazionale incredibile, e in Italia ha posto le basi per l’interesse turistico per il Vermont, la Nuova Scozia e il foliage.In sostanza Anna è una grande componente del mio humus culturale.
Fine prima parte, nel prossimo post vi sveleremo altre curiosità sul libro.
Ma intanto godetevi questi brevi ma intensi video di Lidia Zitara dove li racconta lei stessa
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