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Il paesaggio incantato di Hayao Miyazaki intervista a Lidia Zitara parte 2

Non conosci Hayao Miyazaki?

Non è GRAVE, sappi che ogni viaggio alla scoperta di nuovi artisti inizia da qualche parte, e scoprire Hayao Miyazaki OGGi e il suo lavoro può rivelarsi un’esperienza meravigliosamente arricchente. Miyazaki ha creato alcune delle opere più iconiche e amate nell’ambito dell’animazione, che hanno toccato il cuore di molte persone in tutto il mondo.

Le storie di Miyazaki sono intrise di temi come l’ambientalismo, l’empowerment femminile, l’innocenza dell’infanzia, e la complessità del mondo adulto, il tutto presentato con una qualità artistica mozzafiato. Puoi iniziare a vedere “Il mio vicino Totoro” o “La città incantata” sono avventure epiche e visivamente sorprendenti.  

Conosco Lidia Zitara da molti anni, e ho voluto farle una lunga intervista ( divisa in 2 post, qui il primo ) per raccontare meglio l’idea di questo libro speciale dedicato ai film di Miyazaki.

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Domanda: Come hai selezionato ed esaminato gli elementi visivi e botanici che hai deciso di includere nel tuo libro?”

Risposta: Credo di averlo fatto in modo totalmente intuitivo, senza ragionarci sopra neanche un istante. Semplicemente guardavo le immagini e gli elementi prendevano corpo da sé, sotto i miei occhi. Ovviamente ho osservato con attenzione tutte le piante e i fiori, poiché sono gli elementi primari dei giardini. Alcune piante ornamentali si sarebbero anche potute escludere (come quelle nel giardino di Mrs. Hudson in Il fiuto di Sherlock Holmes, che ho dovuto considerare per dovere di cronaca) e su altre avrei potuto soffermarmi un po’ di più (le graminacee nel giardino di Madame Gina in Porco Rosso, il cutting garden di Marilla in Anna dai capelli rossi, le Eschoscholzia in Arrietty, e molto altro). Ho mirato a un pubblico non specifico, quindi con poche competenze di orticoltura: entrare in dettagli che sono apprezzabili solo dagli specialisti mi sembrava forzare la mano dell’analisi critica, impoverendo un punto di vista che invece doveva essere arricchente per tutti e tutte. Più che altro ho scartato istintivamente, sapendo che se anche mi fossi messa a spiegare nel dettaglio, non avrei fatto altro che creare confusione. Alcuni momenti di “puro giardinaggio” rimarranno solo per gli specialisti.

Per gli elementi visivi invece sono stata più metodica. Ho da subito incluso le architetture, gli interni, arredamento, tessuti, ecc. Ho ragionato sui colori utilizzando anche le palette di Photoshop.  Sono dovuta tornare indietro un sacco di volte, modificare, anche di poco, quello che avevo scritto. Sono certa che troverei tanto altro, se riguardassi tutto daccapo. Un’altra forma di “scoperta” è il disegno! Quella è in assoluto la forma di comprensione più efficace. Disegnando si individuano non solo le specificità botaniche, ma si comprende la ragione pittorica per la quale sono state scelte quelle, e sono state posizionate in quel modo.

Mi sono imposta di fare sempre attenzione alle scritte, le insegne e agli elementi di sfondo, alle variazioni cromatiche nei diversi elementi e alle ore del giorno. Osservare i fumi, le nuvole, i liquidi, dà sempre molte informazioni sulla qualità dell’animazione (il fumo è forse la cosa più difficile da animare, in Howl hanno raggiunto livelli incredibili).

Inoltre nell’esame dei paesaggi e dei fondali, è come se avessi creato un modello in 3D di ogni film nella mia mente, e in questo la Ghibli è insuperabile: il set è sempre quello, da qualsiasi angolazione lo si guardi, non ci sono svarioni, oggetti spostati o distorsioni, è come un set live-action. La precisione è da plastico tridimensionale, è facilissimo mandarlo a mente. Il disegnatore più “caciarone” è stato Nizō Yamamoto, che io adoro, scomparso del 2023. L’art director attuale, Yôgi Takeshige, incute timore per la precisione dei fondali. Lo dico sul serio.

Lidia Zitara illustrazione

Domanda: Nel corso del tuo studio, quali sono state le maggiori sfide che hai incontrato? E c’è stata qualche scoperta particolarmente sorprendente o illuminante riguardo i paesaggi o i fiori nei film di Miyazaki?

Risposta: La sfida più grande, persa in partenza, è Si alza il vento. Sapevo sin da subito che -a meno di un miracolo- quel film sarebbe stato una muraglia. Sapere da dove Yôgi Takeshige e Noboru Yoshida hanno attinto per ricostruire il Giappone prebellico era davvero troppo difficile per me, e onestamente credo per chiunque che non sia giapponese, e anche di una certa età.

L’altra sfida sono stati i due giardinetti giapponesi ai lati del ponte in La città incantata. Per analizzarli non è sufficiente aver studiato il giardino giapponese e cinese: sono quegli spazi “ibridi” tra la codifica tipica di giardino, l’alterazione cinematografica, la dimensione domestica e quella dell’esercizio commerciale. In poche parole, per darne un’interpretazione vera, come la intendo io, occorreva aver visto di persona molti impianti di giardino prospiciente le piccole e medie attività commerciali, le abitazioni, persino le piccole aiole stradali. Forse avrei dovuto fare un giro di Tokyo in Google Streets.

L’altra sfida è stata la quantità di piante in Mononoke-hime. Lì è stato un lavoro di ricostruzione prettamente botanico, non relativo ai giardini, ma alle piante autoctone del Giappone del 1600. Lungo, ma non “difficile”. In quella occasione ho dovuto studiare la diffusione di alcune piante che avevo individuato assieme ad Angelo Porcelli e a Roberto Pellegrini, studiare alcuni ecosistemi e momenti della storia della Botanica. Anche qui avrei voluto includere dei legami che mi sembravano interessanti, come quello tra Sasuke Nakao e Nikolaj Vavilov, ma sarebbe stato distraente per il lettore-tipo a cui è rivolto il libro.

La scoperta più sorprendente è stata proprio in Mononoke-hime, e riguarda il giardino di Eboshi. Miyazaki ha sempre costruito i giardini con tanti elementi di epoche storiche e geografie diverse. Ha fatto lo stesso con le città. I giardino di Eboshi invece no, è molto preciso, include solo piante giapponesi, che gli occidentali stentiamo a riconoscere. Se le riconosciamo non ne sappiamo individuare l’uso culinario, quindi al nostro occhio sono totalmente ornamentali, mentre in realtà sono ortive. In questo senso Mononoke-hime è stato il mio film guida. Devo confessare che sono rimasta sorpresa dall’attenzione e dalla cura con cui sono state scelte queste piante, che uniscono un portamento molto ornamentale a un marcato uso alimentare. 

illustrazione di Lidia Zitara

Ma intanto godetevi questi brevi ma intensi video di Lidia Zitara dove li racconta lei stessa

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