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la zucca

via carlomagno.it

Pumpkin François-Bonvin Still life


Nel Mantovano gli agricoltori più anziani la chiamano ancora “il maiale dei contadini poveri”.

Della zucca, infatti, un tempo non si buttava via niente: se la polpa era apprezzata per il potere saziante superiore a quello delle patate, con la scorza, intagliata ad arte, nelle cascine padane si creavano suppellettili, contenitori, fioriere, borracce e strumenti musicali. Anche i semi erano preziosi: macinati o essiccati, guarnivano dolci e insalate, mentre, tostati sulla cenere, diventavano uno snack goloso da accompagnare con un bicchiere di Lambrusco.
Facile da coltivare e di poche pretese, la zucca era l’alimento base dei lavoratori a giornata, i più poveri tra i contadini. Cibo miserabile, quindi, tanto che l’Artusi, nel suo volume “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, summa del sapere gastronomico nazionale, non cita nemmeno i tortelli di zucca, considerandoli forse poco convenienti per una tavola borghese.Dalle corti a… Cenerentola

Eppure solo qualche secolo prima, in pieno Rinascimento, l’ortaggio era considerato degno dei banchetti di corte.
Sulle tavole dei Gonzaga, a Mantova, e degli Estensi, a Ferrara, le zucche, oltre a farcire rispettivamente tortelli e cappellacci, si trasformavano in scenografiche zuppiere per i conviti solenni.

Allegoria della fertilità, della dolcezza e dell’arcano, la zucca colma di pietanze era caricata di un valore quasi prodigioso; un legame, quello con la magia, condiviso anche da altre culture, come testimoniano la celebrazione di Halloween, legata al Capodanno celtico, le maracas amazzoniche, piccole zucche trasformate in strumenti musicali dal significato sacrale o, ancora, l’importanza della zucca come amuleto portafortuna tra alcune etnie africane e asiatiche.

Un simbolismo che ritroviamo persino nell’arte: la “dolciastra” e intima zucca, presente nei ritratti allegorici del pittore rinascimentale Giuseppe Arcimboldo, quattrocento anni dopo torna alla ribalta nel capolavoro animato di Walt Disney, “Cenerentola”, dove, grazie a un sortilegio, si trasforma in una carrozza. Misteriosa è inoltre la sua etimologia, probabilmente derivante dal latino “cocutia”, cioè “testa”, diventato poi “cocuzza”, termine tuttora vivo nel dialetto siciliano, e quindi zucca, ma soprattutto la sua origine: intensamente coltivata negli orti europei solo dopo la conquista dell’America, alcune varietà erano tuttavia già conosciute agli antichi Egizi (la zucca fa spesso parte del corredo funerario come nutrimento per l’Aldilà), ai Greci, ai Romani, agli Arabi e a tutte le civiltà che si affacciavano sul Mediterraneo.

Sembrerebbe quindi che le prime zucche “europee” arrivassero dall’India; a queste fecero poi seguito le “giganti” americane, tra cui la “mammuth”, che può superare i 400 chilogrammi di peso. Certa è invece la famiglia d’appartenenza, quella delle cucurbitacee, che comprende anche le zucchine e i cetrioli, suoi stretti parenti.
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