dal blog di Daniele Mongera:
All’imbrunire è arrivata Giovanna a spiegare ai residenti che quello lì dove pestavamo l’erba era il Piano del Cavaliere. Che in ligure “cian” (letto scian) vuol dire piano, e che una discreta radura lievemente terrazzata sotto al Monte Cavallo non poteva che essere del cavaliere. Quindi, complice la luce scarsa e la velatura del cielo, l’happening ha preso un’imprevista virata seppia verso di mistero (che Cavaliere?, e quando?, e: non eravamo a Ciancavaré per le galline?). Sul tavolino improvvisato per l’inaugurazione del pollaio la boy band degli architetti di Officina82 + Andrea Beoletto aveva allestito il buffet. Aperitivo rigorosamente da mangiare e bere a intuito, vista l’ora, perché a salire da Marina degli Aregai, dopo la mostra, ci va una mezzora e tutti, regolarmente, fanno tardi a ritrovarsi: colpa degli ulivi e delle querce che pasticciano il percorso della stradina che sale da Villa Viani e porta al vivaio di Clémence e Daniele. In un’azienda bio un pollaio che si rispetti non può mancare. Due galline ovaiole e un gallo “no logo” (incroci domestici spontanei), nuovissimi come lo stabbiolo messo in piedi da Martin Hackemberg, ebanista tedesco trapiantato a Helsinki da quarant’anni, professore alla Kuvataideakatemia, la Scuola di Belle Arti della capitale. Che, da woofer, è capitato a Ciancavaré giusto in aprile, venti giorni in Liguria a rimorchio del Salone del Mobile di Milano. Il progetto, con tanto di pannello laterale scorrevole per la raccolta delle uova e piccionaia per gli uccellini del bosco era già pronto, insieme ai pallet e alle assi da cantiere, ai coppi e alla rete esagonale radunati sotto alla roverella. Gli allievi erano pronti e il maestro si è manifestato: in 10 giorni effettivi il cantiere della casetta mobile, appoggiata al muretto a secco, si è chiuso. Da qualche mattina Pietro il Gallo e le due squinzie si svegliano e fanno colazione nel dehors vista giardino, vista vivaio, vista colline e (quando può) vista mare, con una certa invidia dei sapiens-sapiens per stile, proporzioni e inserimento paesaggistico. In separata sede i progettisti hanno confessato il ricorso alla sezione aurea (o proporzione divina). Insomma un rapporto di 1:618 che in natura va alla grande, e anche in architettura, da Fidia in poi. Una misura che vuol dire bellezza e armonia. Ignorando il retroscena, molti hanno ironizzato su Pietro godendosi intanto la location e producendo, tra una tartina e il cin-cin, un certo schiamazzo. Ma Pietro ha continuato a dormire.
Lara Sappa
Architetto&Paesaggista
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