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Tempo di melagrane

…melagrane e natura morta a casa mia

Il primo frutto del melograno non è molto grande, ma è dolce e buono.
Sbucciarlo è sempre stata un’operazione difficile e lunga, ma mai faticosa.
Sbucciare il melograno è come dire una preghiera. Tutte quelle palline rosse potrebbero formare un rosario. Nei dipinti del XVI e XVII secolo il melograno compare nelle mani di Gesù Bambino a significare la nuova vita che ci ha donato, e per molte civiltà non occidentali il melograno è un simbolo di fertilità.
via www.hortus.wordpress.com

Melograno (per P. granatum) – Punica spp.

Etimologia: dal latino “punicus”, di Cartagine, visto che i romani conobbero il melograno dai Cartaginesi. Plinio lo chiamava addirittura “malum punicum”, ovvero mela cartaginese.

Provenienza: dall’Asia Minore all’India occidentale.

Specie e varietà

Punica granatum: specie arbustiva, pollonifera che può raggiungere 3-6 m. di altezza. Presenta il tronco ricoperti da una corteccia rosso-grigia, che si ritrova anche sugli esili rami più o meno spinosi. Le foglie, lunghe 6-8 cm., decidue, opposte e riunite in verticilli, hanno la lamina lucida, a margine intero e di forma oblunga. Da maggio a luglio produce fiori tubulosi, lunghi 3-5 cm., che presentano il calice, di colore rosso e di consistenza coriacea, persistente dal quale, fuso con l’ovario, si origina il frutto. La corolla invece è formata da petali caduchi, generalmente rossi. La fioritura è seguita dalla produzione di bacche globose, dette balauste, che maturano in autunno e presentano il calice molto evidente e la buccia di consistenza coriacea che, nel frutto maturo, assume colorazione giallo-rosso. La polpa è suddivisa in 7-15 loculi, contenenti i semi. Ne esistono diverse varietà create a scopo ornamentale tra le quali citiamo: “Albescens”, a fiori bianchi; ”Flavescens”, a fiori gialli e foglie verde pallido. Particolarmente adatta alla coltivazione in vaso è la varietà “Nana”, che, di taglia ridotta (difficilmente supera il metro di altezza), si adatta alla coltivazione all’esterno in tutte le zone a clima mite (la pianta adulta resiste anche a sporadiche gelate) o in locali molto luminosi e arieggiati, producendo piccoli fiori, generalmente rossi e piccoli frutti sempre rossastri.

Esigenze ambientali, substrato, concimazioni ed accorgimenti particolari

NB: le norme colturali di seguito riportate sono riferite a P. granatum varietà “Nana”.

Temperatura: la temperatura invernale ideale è di 5-12 °C; con temperature superiori si avrà la produzione di rami sottili e deboli, che difficilmente fioriranno.

Luce: molto forte, in pieno sole, tranne che nelle ore e più calde.

Annaffiature e umidità ambientale: annaffiare frequentemente in primavera-estate; ridurre le somministrazioni in autunno-inverno. L’umidità ambientale dovrebbe essere piuttosto buona, ma con adeguata ventilazione.

Substrato: un buon terreno concimato, meglio se con aggiunta di sabbia per aumentare il drenaggio.

Moltiplicazione e potatura

Moltiplicazione: si riproduce, in primavera, mettendo a germinare semi preventivamente lasciati in acqua calda per 48 ore. Le nuove piantine dovranno essere protette dal freddo per i primi due anni. Nuovi esemplari si possono ottenere anche per talea in primavera-estate, utilizzando porzioni lunghe 20-25 cm., da mettere a radicare in un miscuglio di torba e sabbia.

Potatura: visto che fiori e frutti si formano all’estremità dei rami di un anno, con le eventuali potature di mantenimento si dovranno asportare i rami che hanno fruttificato nell’annata precedente, i rami secchi e danneggiati e gli eventuali polloni basali.

via www.agraria.org

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