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delle potature “selvagge”
Ogni anno, all’approssimarsi di quel periodo che potremmo chiamare “delle potature selvagge”, è possibile imbattersi in articoli e volantini che sottolineano la necessità di richiedere competenza ai potatori, di effettuare tagli di ritorno per alleggerire la chioma degli alberi senza alterarne l’armonia della struttura, di evitare antiestetiche e inutili capitozzature.
Ogni anno, all’approssimarsi di quel periodo che potremmo chiamare “delle potature selvagge”, è possibile imbattersi in articoli e volantini che sottolineano la necessità di richiedere competenza ai potatori, di effettuare tagli di ritorno per alleggerire la chioma degli alberi senza alterarne l’armonia della struttura, di evitare antiestetiche e inutili capitozzature.
I risultati sotto gli occhi di tutti evidenziano però l’apparente inutilità di questi appelli.
Senza perdermi d’animo, insisto però su questa linea, cercando di confutare alcune delle motivazioni addotte per giustificare le feroci capitozzature e le violente mutilazioni che troppo spesso sono perpetrate nei nostri giardini.
LE PIANTE ORNAMENTALI NON DEVONO OBBLIGATORIAMENTE ESSERE POTATE.
Se collocate in spazi adeguati e prive di fisiopatie o problemi fitopatologici, non hanno ccerto bisogno di potature e gli interventi possono eventualmente ridursi, se lo si ritiene necessario, ad una “estetica” eliminazione di eventuali seccumi.
LA POTATURA NON RAFFORZA LE PIANTE.
Al contrario, essa elimina le riserve accumulate nel legno asportato e genera uno squilibrio tra le esigenze energetiche dell’apparato radicale e la chioma in grado di soddisfarle. L’albero è allora costretto alla rapida ricostituzione dell’apparato fogliare, uno stressante impegno che, più che rafforzarlo, lo indebolisce.
UNA CAPITOZZATURA NON RIDUCE I RISCHI DI SCHIANTI E ROTTURE DI RAMI.
Anzi, la conseguente fame energetica spinge la pianta a ripristinare il più velocemente possibile una chioma funzionale producendo getti vigorosi ma fragili, la cui superficiale inserzione sulla branca comporta maggiori rischi di rottura. Inoltre, i rami lunghi ed intricati, oltre all’aspetto decisamente antiestetico, formano una massa che offre una grande resistenza al vento e di conseguenza crea un più accentuato “effetto vela”, potenziale causa di sradicamenti e schianti.
Non bisogna dimenticare poi che ogni taglio, anche piccolo, è una via d’accesso facilmente utilizzabile da agenti patogeni, che possono compromettere anche in maniera irrimediabile il futuro dell’esemplare arboreo.
Spero che queste sintetiche annotazioni possano rappresentare uno spunto di approfondimento per chi, certamente, prova indignazione di fronte ai troppi scempi inflitti al patrimonio arboreo delle nostre città.
Gli alberi sono “architetture naturali” spesso di grande suggestione, ma possono essere facilmente trasformati in desolanti esempi di ignoranza botanica …
Angelo Mottini
dai miei amici di facebook Angelo Mottini e Giuseppe D’Eufemia